Ogni giorno, da diciotto anni, faccio la stessa strada per arrivare a casa.
È necessario passare da questa strada, abbastanza nevralgica, per arrivare a casa mia, più o meno da qualsiasi direzione.
Ecco, in questi anni, ogni giorno, ho visto un fruttivendolo, con il suo camioncino. Capelli mori, non una faccia cordiale e i prezzi alti. Inoltre sta su una strada trafficata e la frutta e la verdura sapranno di smog, quindi diciamo che non mi ci sono mai fermata.
La mia casa era quella di dove vivevo con i miei, quando ero piccola e andavo alle superiori. Negli anni ho visto i capelli di quest’uomo diventare bianchi, ho visto il suo volto riempirsi di rughe. Da ragazzina, tornando da scuola lo salutavo sempre. E lui sorpreso ricambiava il saluto con la mano. Poi ho iniziato a guidare e la macchina era la mia, non quella della mamma. Non mi ha più riconosciuta. Lui conosceva la macchina che passava, non me. Chissà quante auto avrà riconosciuto; ho sempre immaginato che al mio passaggio pensasse “ecco la Toyota che torna a casa, puntuale, le 13,45” e così con ognuno di noi automobilisti. Alle sue spalle c’è il fiume, ma mai una volta l’ho visto guardarlo, sempre la strada, sempre la stessa posizione, giorno dopo giorno, con le mani conserte dietro la schiena, nonostante i capelli invecchiassero, mai una volta l’ho visto parlare con qualcuno, nonostante la pelle accartocciarsi, lui rimaneva immobile. Giorno dopo giorno per diciotto anni.
Oggi, tornando da lavoro, come ogni giorno ho guardato. Ma lui non c’era. In fila, in auto, ho pensato che magari era morto. Ma no, è solo che oggi non c’è. Magari ha la febbre. Oppure è morto. In auto, in fila, ho pensato che lui fa parte della mia quotidianità, come un figurante nella mia vita, da diciotto anni, ma non io per lui. È solo uno sconosciuto, ma quante volte ci comportiamo così con le persone che ci stanno vicine? Insomma, ho pensato a quante volte sappiamo che qualcuno o qualcosa è li, nella nostra vita, ma non ce ne rendiamo conto. Le cose che abbiamo tendiamo sempre a non vederle e a lamentarci di quello che invece ci manca, è l’animo umano, è vero.
Ma io quell’uomo l’ho visto invecchiare e se adesso fosse morto e non lo vedessi più? Quante volte ci troviamo a capire che qualcosa è importante solo dopo che lo abbiamo perso? Non voglio certo dire che per me il signor Fruttivendolo sia stato importante, no, ovvio, ma il parallelismo è presto detto.
La verità è che per un periodo mi sono sentita persa, ho dovuto ritrovare il centro di me stessa a causa di molte cose e persone che sono transitate nella mia vita. Ma io sono ricca di altrettante cose e persone che sono rimaste e che non riuscivo a vedere, in questo periodo oscuro che manco Darth Vader. E oggi, me ne sono resa conto, tutto insieme. Oggi mi sono resa conto con l’assenza di quell’uomo che a volte, quando stiamo male, riusciamo a perdere di vista quello che ci sembra scontato e dovuto, ma che in realtà è ciò che rende la vita un miracolo. Amici, lavoro, rivincite, concerti, casa, cani, gatti, sole, neve, serie tv, persone nuove, persone vecchie che poi alla fine sono tutti piccoli pezzettini di noi.
Spero che il signor Fruttivendolo stia bene. Mi spiace non poter dire a qualche suo familiare, fosse il contrario, che la sua morte è servita ad una stronza per rimettersi in piedi.
Però, signor Fruttivendolo, in ogni caso, fosse domani o tra cinquant’anni, mi dispiacerà non vederla mai più.