Re Magio

Erano più di otto anni che ci volevamo. Lo conoscevo dai tempi dell’università. Ogni festa, ogni serata, ogni passaggio nei corridoi l’ormone partiva, si giocava, si scherzava, si flirtava. E lo facevamo da professionisti, ogni volta che ci incrociavamo. Ma lui era fidanzato e non siamo mai andati oltre al mero gioco. Lo è stato fino a quando, una sera di Dicembre ci incontrammo. Il solito abbraccio, quell’attimo in cui io riuscivo ad immaginare tutta la filmografia di John Holmes. Le solite chiacchiere di circostanza, io ero tornata single da poco e glielo dissi. Con mio profondo stupore, rispose “anche io. Vediamoci. Mercoledì sono libero.” Lo guardai con gli occhioni della bambina alla quale finalmente veniva data la marmellata, mentre il mio amico da lontano mi faceva segno che mi stava aspettando per andare via: “scrivimi”, disse.

Uscii dal locale, presi il telefono e gli scrissi un sms: “Posso scrivere un sacco di cose. Sono pur sempre una donna libera, che non ha mai nascosto di subire il tuo fascino”.

Arrivò quel fatidico mercoledì senza che io mi facessi sentire, non un fiato da parte mia, doveva essere lui.

E lui mi chiamò, la telefonata fu surreale.

“ciao, allora, stasera ceniamo insieme? ti passo a prendere”

“si, certo, dunque ti spiego dove abito.” iniziai a spiegare nel dettaglio fino a quando dissi “poi all’incrocio se guardi in su ci sono le lucine natalizie sul terrazzo, ecco si, segui la luce.”

Avevo detto “segui la luce” all’uomo che desideravo da otto anni. Segui la luce. Natalizia. Avevo appena trasformato quell’uomo in un cazzo di Re Magio.

Andammo a cena, con grande stupore ci trovammo intimi, complici, nervosi dall’emozione di essere li, insieme, finalmente. Più “finalmente” di quanto realmente noi stessi immaginassimo. La cena proseguì con molte buone chiacchiere, qualche confessione su come io ai suoi occhi fossi sempre stata “sconveniente”, questo il termine usato. “sconveniente”. Nessuno mi aveva mai detto una cosa così bella. Ma non fu la cosa PIÙ bella che mi disse quella sera. Finita la cena, domandò dove andare a proseguire la serata. Dopo otto anni a me invece pareva parecchio ovvio dove saremmo dovuti andare e lo invitai a casa mia. Parlammo ancora, bevemmo un bicchiere, ci giravamo attorno, i nostri occhi verdi erano persi, come ad assaporare quel momento magico, che non sarebbe mai più tornato. Attese, attese fino davanti alla porta, con la sciarpa già addosso, fece per uscire, per poi rientrare, avvicinarsi e baciarmi. Le nostre labbra incollate nel bacio migliore mai ricevuto, un bacio dolce e atteso, passionale e rispettoso, voluto, come si vuole tirare una boccata d’aria quando sei sott’acqua, che per quanto è bello stare nel silenzio del blu marino, dopo un po’ l’ossigeno diventa vitale. Si staccò un attimo, solo per dirmi che lo aspettava da otto anni, solo per dirmi che mai aveva desiderato tanto qualcosa, senza nemmeno saperlo. Lo strinsi a me e lo baciai io, questa volta.

“se continui così succede che poi facciamo l’amore”. Non dovremmo, dopo tutto questo tempo? Ingorda ragazzina che non sono altro. “Solo se mi prometti che ci rivedremo ancora. Che non sarà solo questa volta.”

E quando un uomo dagli occhi verde mare ti guarda e ti parla così, come puoi pensare di non rivederlo mai più?

Dr Jackie e Mr Hyde

Ero in vacanza. Anche lui era in vacanza. Si sa che quando due persone si conoscono in ferie succede un casino, soprattutto se queste persone scoprono di abitare nella stessa città: fa subito magia, fa subito “le cose che abbiamo in comune sono quattromilaottocentocinquanta”. Mi affascinò il suo… non lo so che cosa, ma aveva un nonsochè che non so e che credetimi, oggi, dopo i fatti che sono a raccontare, proprio non so.

Passeggiammo per la città, il sole settembrino scaldava l’aria senza aggredire. Tutto, ma proprio tutto suonava la melodia del “tempo delle mele”. Lui si mostrava premuroso, gentile, educato e soprattutto un gran signore, nonostante non mi offrì mai nemmeno un caffè. Con questo non voglio certo dire, da donna emancipata e indipendente, che sia un problema che un uomo si faccia offrire cene e aperitivi da una donna, ma non prendiamoci in giro, almeno un caffè fa piacere che venga offerto.

Passammo dei giorni idilliaci, di piacere, di risate e divertimento. Lo presentai all’amica che era in vacanza con me, la quale lo vide come una persona estremamente piacevole, anche se notò immediamente che le scroccò le sigarette con la scusa del “poi le compro e te le ridò”. Ma chi è che si fa ridare le sigarette? E soprattutto ma chi è che restituisce le sigarette??

La vacanza finì, tornammo a casa. L’aria di fine estate si fece autunnale, la nostra frequentazione proseguiva, con sempre più interrogativi. Si mostrava una persona estremamente gelosa di ogni mio amico, mostrava una punta di aggressività talvolta.

Arrivò presto il giorno fatidico, quel giorno dove un mio carissimo amico tornò da un viaggio durato mesi. La voglia di reincontrarlo e abbracciarlo era forte. Ne parlai con Lui, gli diedi appuntamento al solito locale, dove poi avrei incontrato il mio amico di vecchia data. Storse il naso, mi avvertì che non avrei dovuto essere gelosa semmai lui avesse avuto strani comportamenti. Non capii, ma annuii.

Quella sera arrivò rapida, ricordo nitidiamente il mio amico, che aspettavo come si aspetta la primavera dopo un freddo inverno. Parlammo un sacco. Li presentai. Superata la mezzanotte Lui dette il meglio di sè come i Gremlins, cominciando a trasformarsi in un essere immondo ed estremamente ridicolo. Preso da un impeto di gelosia tentò la carta del fare ingelosire me. Iniziò dunque a fare il marpione con una donna, famosa per essere la poverina del locale, perennemente ubriaca. Mentre io e il mio amico ridevamo attoniti alla vista di tale spettacolo imbarazzante (un tango barcollante), Lui si innervosiva ancora di più. E più si innervosiva più si rendeva ridicolo, assecondando ogni attimo questa pantomima.

Ora io non voglio entrare nel merito della scelta di fare ingelosire una donna in questo modo, perchè per quanto immaturo possa essere è una scelta del singolo. Ma caro uomo che mi stai leggendo, il mio consiglio è di scegliere almeno una donna all’altezza del compito, o quanto meno che sappia camminare dritta.

Ormai Lui aveva ai miei occhi le sembianze di un mostriciattolo verde, aggrappato alla sua liana decisamente precaria. Non mi rimaneva che finire la serata a quattrocchi portandomi dietro le cesoie.

Seguì una discussione raccapricciante, dove urlò molte cose davanti alla mia faccia annoiata. Non mi mosse di un passo, la stima nei suoi confronti ormai era solo un ricordo di una stagione passata.

Capii però che io ero diversa, capii che per me esistevano cose imprescindibili su cui mai poter passare sopra. Capii soprattutto che avevo imparato ad amarmi e che la stima che provavo per me stessa non poteva essere messa in discussione da nessuno. Capii che meritavo.

Meritavo di non vederlo mai più.