
Dentro all’anima soltanto
E ancora non sai come potrai trovare lungo i muri un’esperienza; sapere vorrai, ma ti troverai due anni dopo al punto di partenza.
Si era rinfighettato a dovere. Profumo copioso su giacca nuova appena acquistata spendendo metà del suo salario, capelli appena tagliati da barbiere di fiducia pagato a nero, orologio di lusso al polso rubato al babbo (che dopo averlo preso in regalo per la pensione non se l’era più messo), mocassino Frau in tinta col resto dopo un’ora, un’ora e mezzo di consigli della sorella, pantaloni con risvolt… no, quando è troppo è troppo.
Arrivò in centro in anticipo. “Cinque minuti, dai! Cinque minuti…”. Glielo diceva sempre la sua ex. Perché doveva pensarla in quel momento? Che poi “ex”… dopo due anni si è ancora ex? E’ un titolo a vita? Non per rinnegare niente eh, ci mancherebbe, ma non c’è un nomignolo meno vincolante? Tipo “la ragazza con cui prima ho passato diverso tempo” o “quella che mi diceva che non mi avrebbe messo mai le c…” “Ciao!” “Porca putt…” Eh, era proprio bella. Quando si conosce qualcuno virtualmente si ha sempre paura che dal vivo sia un cesso senza catenella. Queste giovincelle d’oggi sanno come barare con le foto: faccia a papero, scatto dall’alto per non far vedere il gozzo, filtri da applicare con quella macchina infernale che è Instagram. Ma lei era bella davvero. E gli parte la sudorazione tremenda alle mani. Ora che si dice? Che si fa? Girellano chiaccherando molto tranquillamente in realtà, e nota con piacere che pure lei si è agghindata come se andasse ad un matrimonio. Il che, come insegna l’esperienza, di solito è segno buono. Capelli biondi lisci che paiono fatti di fili dorati ma leggermente rasati ai lati per dargli quel tocco di porcume che serve, occhioni con ampio trucco (perché gli uomini non devono sapere il nome tecnico del trucco agli occhi, per noi è “trucco agli occhi”) che le danno un aspetto a gattona soriana ammaliatrice, seno giusto su quel tipo di corpo (una quinta sarebbe stata ridicola), giubbotto di pelle che cadeva sui fianchi, sinuoso come un rigagnolo lungo le valli del fiordo di Bergen, il culo
(stacco immagine: appare san Pietro col volto di Antonio Zequila che apre il cancello del Paradiso e si avvicina illuminato da una luce aurea attorno al corpo, sussurrandogli: “Il culo!”. Fine stacco)
Bevono in un pub. Lui meno del solito. Anche perché finire a vomitare su una panchina può non essere un ottimo incentivo per un successivo appuntamento. Escono, altri due passi, altre due chiacchere. La notte scura li abbraccia amorevolmente. Si siedono sugli scalini del Duomo, che da dietro li vigila austero come una suora dell’anteguerra con un bambino all’asilo. “Sono stata bene” “Anche io…” “Hai la macchina distante?” “Il residuo bellico? No, è qua al Serraglio” “Io in piazza Mercatale, dall’altra parte” “Devi andare?” “Cinque minuti, dai! Cinque minuti…”
(Stacco scena: il pakistano che passeggia davanti butta a terra le rose e estrae una scimitarra dai calzoni, corre e gliela pianta nel cuore).
Camminando verso la macchina si accorse che tutto questo darsi da fare con altre ragazze non lo stava portando da nessuna parte. Tutto questo impegnarsi in profumi e belle giacche non lo rappresentava, non poteva guarire da ciò che era. Aveva voglia di gettare via tutto, di spogliarsi nudo e correre. Ma il poliziotto lì accanto non l’avrebbe presa bene. Quindi, malinconico nonostante la bella serata, si mise al volante, si accese una sigaretta, alzò la radio e si inoltrò nella notte pratese.
E senti ancora quelle voci di mezzi amori e mezze vite accanto; non sai però se sono vere o sono dentro all’ anima soltanto
Bio: Chiorbaciov nasce negli Stati Uniti nel 1988. Da bambino viene notato dalla Disney, che lo fa diventare una piccola pop star e lo inizia al culto di Satana. Il calco delle sue gambe viene usato per i manichini di Calzedonia. Attualmente è uno dei redattori di Lercio.it