Immersa

Passeggiavo dentro al bosco, in una bella giornata di fine febbraio, che profuma di primavera. Ero immersa nella mia musica, nei miei pensieri, nelle mie sconfitte e nei miei successi. Era una giornata di quelle che fai i conti personali, di quelle dove fai i bilanci. Ricercavo momenti felici, ricercavo nella memoria quegli istanti per cui vale la pena vivere. Li pesavo, insieme a quelli terribili, a quelli di sconforto. E camminavo, tra il sole che abbronzava il mio viso e gli alberi che germogliavano. Sentivo il calore del sole, così assente negli ultimi tempi. Mi mancava.

Dopo diversi chilometri, diversi pensieri scartabellati nelle fila principali della mia mente aggrovigliata, sulla strada del ritorno incontro un ragazzo, un bel tipo che correva. La strada era dritta per un po’ per cui ho potuto fare caso al suo cane accanto, un lupoide felice con in bocca un bastoncino, che correva vicino al suo amico. Mi sono accorta di stare sorridendo, quando quasi incrociati, il ragazzo mi guarda, ricambia per un attimo il mio sorriso e abbassa subito lo sguardo al suo cane. A quel punto, il sorriso gli si spalanca. Ho potuto vedere in un attimo la loro amicizia, la loro gioia di correre insieme, l’orgoglio del ragazzo verso il suo amico, così allo stesso passo, così attento a non fare un galoppo in più. Erano insieme. Erano amici. Avrei fatto di tutto per immortalare quello sguardo, quella gioia, quell’amore. Erano così solidi e belli.

L’attimo è passato, ci siamo incrociati, ho sorriso ancora di più. Ho guardato il cielo, così azzurro. Il fiume, così brillante.

Non li vedrò mai più, il ragazzo e il suo cane, ma di sicuro resteranno nella mia storia, nella mia memoria come un momento di quelli belli.

A volte basta così poco per stare bene.

Maschere

Un sorriso che fa cadere immantinente la maschera costruita per nascondere le cicatrici. Sensazione di libertà in quella curva, vispa, dolce e curiosa. Due occhi che ridono, perché interessati a quelle cicatrici non alla maschera ben fatta per celarle.

Occhi verdi che ti guardano e vanno a scrutare l’orizzonte dei pensieri, vanno a leggere il ricciolo di quel sorriso, accarezzare il cuore facendogli il solletico per poi tornare, occhi negli occhi.

Sorriso leggero che si perde, passeggiando soli in mezzo alla gente, per assaporare un po’di più quell’intimità che non è per tutti.

Senza nemmeno sapere il perché, senza che importi realmente un perché, cercano scuse per passeggiare insieme.

Occhi verdi che ti guardano, sempre sorridenti, leggeri e sempre curiosi, regalano sensazioni sospese, incomprese, gentili.

Occhi verdi che ti guardano e vanno troppo in fondo. Dove per te, troppo non è mai abbastanza.

L’ onda

Ho attraversato periodi difficili nella mia vita, periodi che mi hanno portato lontano, che mi hanno portata qui, ad essere la donna che sono. Credo di essere stata abbastanza brava nel riuscire a non perdermi d’animo davanti alle intemperie della vita, ma ancor di più a non perdere mai di vista me stessa. Ho lavorato molto su di me, sempre, in ogni occasione, per tentare di essere la donna che avrei voluto.

Ho fatto molta strada, eppure adesso mi sembra di essere tornata al punto di partenza. Mi sono scervellata su questa cosa, presa dal panico del non aver imparato nulla. Poi ho guardato la mia vita in maniera macroscopica e ho capito che molte cose che ho voluto imparare, molti atteggiamenti di me stessa sono effettivamente cambiati, altri invece ancora no. Ho capito di essere un’onda.

Ecco. Io sono un’onda. Sono nata in mezzo al mare, strada ne ho fatta molta, spinta dalla volontà di migliorarmi. Mi sono infranta sulla sabbia, sono arrivata lontana. Ma poi: la risacca. Non sono tornata al punto di partenza, semplicemente delle cose le ho interiorizzate (la strada sull’acqua) altre invece le ho capite senza farle mie (la strada sulla sabbia e il ritorno al mare).

Presto sarò di nuovo onda che nasce nel mare. Imparerò ancora. Migliorerò ancora.

Sperando un giorno di diventare un mare estivo, calmo, caldo e rilassato.

La mini me

Scrollavo annoiata instagram, quando vedo la foto di una mia amica con una bambolina che la raffigurava precisamente e nei dettagli. La contatto subito. Mi dice che si tratta della “mini-me” e di contattare Giuliana nel caso ne volessi una.

A breve sarebbe stato il compleanno della mia migliore amica. La mia migliore amica ha due soprannomi:

Bambolina

Mini-me

Avrei sbancato tutto con il migliore dei regali al mondo.

Contatto senza indugi Giuliana via whatsApp, all’inizio molto fredda. Era subito dopo Natale, quante ne avrà avuti di contatti finiti nel silenzio? Quando capisce che davvero sono intenzionata ad avere la Mini-me si scioglie. Inizia a riempirmi di domande su di me sulla mia amica, come se ci dovesse mettere l’anima in quella rappresentazione, inizia a chiedermi le foto per la riproduzione. Giorno dopo giorno mi scrive, per farmi vedere i progressi e iniziamo a chattare come due vecchie amiche. E poi dice una frase bellissima. Poi dice “La cosa che mi piace di più (a parte fare le Mini-Me) è conoscervi. Studiando a fondo le foto mi sembra di conoscervi da sempre”.

E lì, Giuliana mi conquista definitivamente, inizio ad immaginarla tra le righe che mi racconta di sè, perché Giuliana ormai, è come se mi conoscesse. Immagino lei, il foglio primogenito adolescente, e il secondo che ancora se lo gode in fase preadolescenziale, il marito. La immagino mamma, la immagino moglie, la immagino inventarsi un lavoro perché “sono una donna e ho un dono, saper usare le mani” e Giuliana lo fa. Lo fa con il cuore. La immagino costruire la Mini-me per la mia migliore amica, guardandola con un po’ di dolore, perché ha subito una perdita e il suo dolore ha attraversato una chat, ha attraversato 1400 km e mi ha invasa. L’avrei abbracciata Giuliana. Perché Giuliana ci mette se stessa nelle sue creazioni. Quello che crea non è una bambola, ma coglie l’essenza di ognuno di noi e lo trasforma in un mini noi, così carini e così simili. E questo può farlo grazie alla sua grande empatia.

Nel caso in cui vogliate ritrovarvi bamboline o bambolini, ricordatevi che Giuliana esiste, si trova nel suo “piccolo angolo di lavoro” per regalarvi un grande sorriso.