Maggio lascia la mia casa dopo aver pulito la cucina, l’ha lasciata intatta, come l’ha trovata. Ma maggio ha cucinato, l’ha sporcata, l’ha usata. Maggio non si è risparmiato, come, al contrario di solito faccio io.
Ha riportato vita, ha stuzzicato l’idea che il calore sia piacevole. E Maggio ha scaldato con il suo sole tutte le cose,
pulendole dalle ombre. Ma ora è andato, ha fatto le scale, ha preso il suo taxi e io l’ho seguito con lo sguardo finchè non è sparito dietro una curva.
Giugno è già in terrazza, ad annaffiare i fiori colorati, mi porge un gelato al lampone e cioccolato, lo prendo e mi siedo ad aspettare che la luna piena sorga da dietro la montagna. Il vento lieve accarezza la mia pelle, bagnata dalla luce lunare.
Giugno mi mette una mano tra i capelli e mi accarezza.
“Non sarà facile, vero?”
“No.”
“Ok. lo sapevo.”
E restiamo li, in silenzio a guardare il cielo.
Non so, c’è quel qualcosa di malinconico che mi rabbuia ma che mi impedisce, al tempo stesso, di smettere di leggerlo.
A questo punto mi ci metto pure io a guardare il cielo, va’.
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è molto bello quello che hai detto. Grazie. Guardiamo il cielo.
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