Gli abitanti del mio cuore

Era il periodo natalizio, lavoravo in un negozio chic nel centro storico della mia città. Parcheggiavo lontano, fuori dalle mura, così da non spendere tutto quel che guadagnavo in parcheggio.

La passeggiata dalla macchina al negozio era piacevole, attraversavo una delle parti della città che preferivo.

Era un pomeriggio grigio, aveva nevicato nelle vicinanze, ma non in città. Il clima era freddo, il Natale si avvicinava, insieme al senso di solitudine che lo pervade.

Passando davanti al teatro, poco prima del mio arrivo, un ragazzo davanti a me lasciò la scia di quello che è il profumo forte e deciso di mio fratello (di diritto ma non di sangue, ora dall’altra parte dell’emisfero, impegnato nella sua carriera). Chiusi gli occhi e inspirai a pieni polmoni. Prese forma davanti a me mio fratello (di diritto ma non di sangue), con mia cognata camminanti mano nella mano. Li immaginai fermarsi e baciarsi, come nella foto che gli feci in vacanza a Venezia, che tengo sull’orologio tecnologico che una volta era suo e che ha dato a me come tutte le volte, quando ne compra uno nuovo; io lo uso non per necessità, ma per sentirlo più vicino.

Li immaginai felici vicini a me. Belli, splendenti. Li immaginai ridere nei loro cappotti.

Pochi passi più tardi, l’uomo dal profumo fraterno cambiò strada, rispetto alla mia. L’odore svanì, ma non l’immagine di casa, di cui avevo tanto bisogno in questo Natale che come un’ombra si stava avvicinando, portando luci e canzoni e regali per taluni, ma una punta di dolore e malinconia per altri.

Mi resi conto però di come a volte basti un profumo forte e deciso per curare le assenze di chi risiede di diritto nel proprio cuore e che il dolore e la malinconia erano sempre meno protagoniste dei miei dicembre.

Sorrisi, giunta a destinazione. Aprii la porta e accesi tutte le lucine e i carillon natalizi del negozio chic nel centro della mia città.

Qui e ora

Non avrei mai immaginato, da pocopiùcheventenne, che sarebbe stato tanto bello, dopo essere tornata a casa da lavoro, fare uno spaghetto aglio olio e peperoncino, pulire casa, mentre l’acqua aspetta di bollire, cenare, farsi una doccia, cospargersi di crema (la odiavo, la detestavo), prepararsi la tisana da sorseggiare a letto, davanti ad una serie tv. Il tutto entro le 23.

Le fasi della vita cambiano. Le priorità della vita sono così mutevoli ed inimmaginabili. Lasciarsi cullare da questo, nelle grandi ere che ci determinano è incantevole. Sapere chi siamo e in che fase siamo è difficile, ma se si riesce a fare, allora il qui e ora prende un significato trascendentale.

Oggi ci sono io. Oggi le coccole sono per me.

Oggi amo me stessa.