Era una domenica di Giugno particolarmente calda. Era primo pomeriggio e io ero sul divano, le tapparelle abbassate che creavano la penombra. Ero persa nella mia fantasia, seguendo quel gioco di luci creato dai buchetti della persiana. Mentre giocavo scioccamente con i miei pensieri, ovattata, dal piano di sopra, una musica. Doveva essere il nuovo vicino, si era trasferito da poco, non l’avevo ancora conosciuto. Adesso peró sapevo che suonava il pianoforte. Neanche il tempo di registrare questa nozione che iniziò a cantare. La sua voce era profonda, calda, nitida, nonostante i muri. Il piede teneva il ritmo sul pavimento. La melodia era chiaramente di stampo cantautoriale, niente di eccessivamente melodico o pop. Una classe musicale che avrei accostato a Paolo Conte o Tom Waits. La musica ogni tanto si interrompeva, per poi ripartire. Magari prendeva appunti su quella o questa nota che non andava. Pensai che sicuramente sarebbe stato un cantutore. E con una voce cosi non poteva che essere bellissimo. Moro. Sicuramente era moro, alto, ma non troppo. Immaginavo una bellezza francese, di quegli uomini che portano il cappotto in inverno e che ti ci abbracciano dentro, se hai freddo. Il suo piede continuava a ritmare mentre io immaginavo i suoi occhi, verde trasparente, guardarmi e la sua bocca piccola ma definita sorridermi. Immaginai il nostro incontro per le scale, imbarazzante e ricco di erotismo. Di colpo la musica si interruppe, i suoi passi che si allontanavano, ma io non volevo lasciarlo andare in quel pomeriggio di Giugno, così misi su Lucio Dalla nell’mp3 e iniziai a canticchiare “disperato erotico stomp”, trovandomi pienamente in sintonia con questi cantautori che oggi mi allietavano la giornata.
“mi son steso sul divano, ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano”.
Il giorno dopo andando a lavoro lo incrociai, scendeva le scale e sul mio pianerottolo eccolo, il cantautore che si presentava. Brutto, secco rachitico, biondo slavato, con le spalle a gruccia, vestito male e sudato come un caimano nel deserto. Mi porse la mano sudaticcia per presentarsi. Poi continuó a scendere.
Non lo rividi mai più quel bel moro, quell’incontro lo spazzó via, anche dalle mie fantasie.