OUT IS ME una normale storia atipica

Oggi è una giornata di luglio fresca e piovosa. Ed è da tutta la mattina che non riesco a togliermi di dosso lo spettacolo teatrale che ho visto ieri sera.
Con grande coraggio la produzione di Casazoo mette in scena lo spettacolo scritto da Lorenzo Clemente, Francesco Gori e Yuri Tuci (anche unico interprete), con l’intento di raccontare una storia in due atti, sulla vita di Yuri.

Yuri Tuci rappresenta la sua vita sul palco, una vita atipica. Sì, perché Yuri Tuci è autistico, ad alto funzionamento, come ci spiega nel suo monologo, ricco di ironia, sarcasmo e informazioni. Non è mai facile mettersi a nudo, ancora più difficile farlo su un palco. Ma Yuri lo fa, racconta il suo rapporto con l’autismo, ci rende partecipi delle difficoltà che ha affrontato, delle fobie, dell’autolesionismo, del disturbo ossessivo compulsivo. Lo fa facendoci ridere, con una risata amara, accompagnata da un nodo in gola e a volte una lacrima, per quanto mi riguarda.
Ci racconta della sessualità, dell’amore, degli psicofarmaci, della solitudine.
Tra una battuta e l’altra ci parla di come i suoi genitori abbiano saputo essere lì, per lui.
Quando si arriva ai ringraziamenti finali e agli applausi che scrosciano lunghi e intensi, i tre autori ci chiedono soltanto una cosa: di raccontare a più persone possibili dell’esistenza di questo spettacolo, che si autofinanzia dal merchandising, che va in giro in tutta Italia con orgoglio, perché il progetto è bello, è interessante ed è divertente.

Per cui, quando nelle vostre città troverete la locandina o l’evento su facebook di Out Is Me, fatevi questo regalo e andate: “Perché c’è un conflitto in ogni cuore umano tra il razionale e l’irrazionale… però non sempre il razionale trionfa. A volte le cattive tentazioni hanno la meglio su quelli che sono i migliori angeli della nostra indole, i buoni istinti morali. Ogni uomo ha un punto di rottura. Alcuni sono più fragili, altri meno.”
Lasciatevi toccare, lasciatevi coinvolgere da questa straordinaria storia atipica.

Ottobre❤️

Settembre gentile e profumato indossa il borsalino per lasciare spazio al mio adorato Ottobre. Sicuramente arriverà, a momenti. Lo so per via del colore della montagna, che piano piano si tinge di autunno. E io lo aspetto, mi sistemo bene davanti allo specchio, i capelli ben pettinati, l’abito blu pulito e profumato. Suona alla porta, non lascio staccare il dito dal campanello che giá ho aperto la porta, come una ragazzina innamorata aspetta il ragazzino dei suoi sogni. Ottobre è lì, con il suo meraviglioso sorriso, la giacca marrone, l’adorabile maglione rosso e una sciarpina gialla, che tira vento e in questa stagione il mal di gola è in agguato. Ottobre è lì e io lo abbraccio. Lo abbraccio forte. Lui mi stringe, mi guarda negli occhi “ho un sacco di regali, per il tuo compleanno, ci penso io a te.” e mi riabbraccia nuovamente, facendomi fare una piroetta.

In sottofondo una canzone di Capossela.

Oh, si. Ottobre, tu sei proprio il mio preferito.

Come Milord e Bunny

Era qualche mese che ci si girava intorno, che ci si annusava da lontano. Qualche bevuta offerta, qualche sorriso, qualche sigaretta come scusa per fare due chiacchiere. I suoi occhi erano dolci, sempre sorridenti, neri e scuri, impenetrabili. Una sera qualcosa fu diverso, chissà, forse una bevuta di troppo, forse il mio scollo più profondo, forse quel rossetto rosso, forse la pioggia battente:

“vorrei baciarti”.

“qui?”

“si, qui”

“ok”

Mi prese il viso tra le mani con dolcezza, mi guardò. Rimase immobile per un secondo, vicino al mio viso, senza parlare, ma continuando a guardarmi. Poi si incollò a me, con delicatezza, baciò le mie labbra come fossero petali di un fiore raro, lentamente passò una mano tra i miei capelli, l’altra non perdeva il contatto con la mia guancia. Mi baciò con gentilezza, con armonia, fu un valzer di bocche. Sembravamo Milord e Bunny di Sailor Moon.

“Perchè solo oggi dopo tanto tempo?”

“Perchè non ero sicuro che tu lo volessi”

“Io non sapevo di volerlo, fino a che non me lo hai proposto”

“Che scemo eh?”

E continuò a baciarmi, continuò anche a casa mia, e continuò quella volta a casa sua.

“Sei bella, con questa luce del mattino”

La sua tenerezza, le sue carezze per così poca intimità, le sue parole, così piene di affetto che non capivo proprio da dove venisse. Fu inaspettato e piacevole. Fu piacevole perchè fu del tutto inaspettato.

Non lo rividi più, se non per qualche bevuta offerta, qualche sorriso, qualche sigaretta come scusa per fare due chiacchiere.

Non ci fu un perchè. Lui un giorno smise di cercarmi. Io lo stesso giorno smisi di cercare Lui.

Certe cose sono belle se rimangono inaspettate.

Flash tutto sommato è un supereroe

Avevo appena 25 anni, ho sempre avuto l’attitutidine ai toy boy, infatti, quella sera dovevo vedere un 22enne. Non ero granchè convinta, anche perchè per raggiungere l’oggetto del mio desiderio (?!?) dovevo fare più di quaranta minuti di macchina. Mi faceva profondamente fatica, ma poi, non poteva venire lui? Ma siccome era un periodo di magra sessuale, pensai di non essere nella posizione di tirarmela. Pensai che alla fine un po’ di sana salsiccia non mi avrebbe fatto male. Per cui mi misi in auto, con l’idea di tornare presto.
Lui non era questo granchè, ma da una rapida liaison, lasciata a metà tempo addietro, sapevo che era ben messo, che poi era l’unico motivo per cui avrei affrontato quei quaranta minuti di auto e musica di mercoledì.
Arrivai nel parcheggio dell’appuntamento alle 21 spaccate, mi infilai nella sua scomodissima auto e come un gatto mi zompò addosso. “niente male, proprio niente male” pensai durante i preliminari spinti, “ci siamo, mi levo qualche soddisfazione, sisi, bravo proprio così. Oh ci siamo” entrò dentro di me, con una gran bella soddisfazione iniziai a lasciarmi andare, iniziai ad ascoltare il mio corpo, che, in festa, stava cominciando a divertirsi sul serio.

“AH.OTTIMO -.-”

Dunque:è vero che volevo tornare presto, ma così era decisamente troppo presto. Due minuti. Due. La durata dell’atto sessuale fu più breve di una canzone di Tenco.
Iniziò a scusarsi, a dire che non sapeva proprio come poteva essere successo -certo, come no- che gli dispiaceva -beh, almeno datti da fare diversamente- quando squillò il suo telefono. Sua madre. “non allarmarti tesoro” iniziai a tirare su gli slip “siamo al pronto soccorso perchè tuo padre urina sangue” iniziai ad allacciare i pantaloni “cerca di venire, ma vedrai non sarà grave” scossi i capelli e misi il rossetto.
“Sarà il caso che tu vada. Io torno verso casa, oh, fammi sapere eh, ma vedrai che saranno calcoli ai reni”.
“E se è un tumore?”
“Ma no, stai tranquillo.”
Scesi dall’auto. Rimontai sulla mia. Accesi la radio. Quaranta minuti dopo ero a casa. Imprecai. Andai a letto.

Erano calcoli ai reni.
Non lo vidi mai più.

La nave fantasma 

Ci sono quei periodi dove non hai voglia realmente di una storia, ma allo stesso tempo non credi nei trombamici, ma uno che ti piace c’è. Immaginiamo la situazione idilliaca, che l’altro si trovi nel medesimo mood.

Ecco. Oltre a rivoltarsi nelle lenzuola (e dove più vi ispira) come ricci, cos’altro si può fare? Riflettevo sulle categorie di cose che rendono una frequentazione più virata alla relazione invece che alla semplice conoscenza.

Insomma, la cena è evidentemente una cosa impegnativa, una cosa che ci va un po’ stretta, che un pochino mette il cappio al collo. Si va a cena insieme quando due hanno mire coppiesche, non di conoscenza mera e semplice. Dividere un pasto è una roba intima. Intima ma condivisa con gli altri. Perché sei allo scoperto. Diversamente potrebbe essere dormire insieme. Sicuramente la cosa più intima mai inventata, ma se la relazione sessuale va avanti  reiteratamente potrebbe essere una prolunga per poi rifare sesso nuovamente. Io sono una fautrice del dopo ognuno a casa sua, ho chiuso inizi di frequentazioni a causa di uomini già pronti con lo spazzolino la prima sera. Ma diciamo che se due prendono una buona intimità, perché no?

Assolutamente niente smancerie in pubblico, questo va diretto sotto la categoria “relazione”. Ci si dovesse incontrare casualmente nei soliti posti, saluti, baci, tre chiacchiere. Poi ognuno alla sua serata. Questo tra l’altro gonfia a dismisura la libido perché a fine serata niente vi vieta di trovarvi da qualche parte e scopare come conigli, dopo esservi mandati segnali in incognito, dipende sempre dal grado di complicità tra le parti.

Mostre ed eventi culturali: dipende. Dipende da quanta gente conoscete che frequenta musei. Se si ha poca possibilità di incontrare persone allora perché no?  Il cinema lo immagino già più impegnativo.

Ed eccoci all’essenza della questione: la frequentazione virata al semplice stare bene, senza secondi fini, solo per allegria e senza pensieri deve necessariamente essere tenuta all’oscuro. Deve essere assolutamente protetta da sguardi esterni, social e chiacchiericci. Questo passaggio è F-O-N-D-A-M-E-N-T-A-L-E. Due individui che non hanno voglia di finalità coppiesche non vogliono domande. Nè fatte per sé, né tanto meno fatte dagli altri. Riuscire a mantenere proprio quell’angolo di spensieratezza umana risulta la carta vincente per far sì che la cosa vada avanti. Inevitabilmente questo sotterfugio bianco aumenterà il desiderio rendendo tutto un gioco divertente, allegro e leggero. Giocare è così sottovalutato in questi ultimi anni, è tutto sempre così serio e grave. Ma giocare con la libido è gioia pura. Credetemi. Come lasciarsi andare a un sano, intenso, violento orgasmo mentre stai scriv

La prima volta

Adoro le prime volte. Le prime volte sono esplosioni di gioia. Le prime  volte sono quelle esperienze che fai una sola volta nella vita e naturalmente la persona con cui le condividi o il momento in cui le fai rimarrano indelebili per sempre. POTENTE.

Un’altra specialità delle prime volte è che crescendo diventano rare.

La prima volta per antonomasia ovviamente è quella sessuale. Ma non penso sia per una questione etica. Penso piuttosto che sia perchè hai (o almeno dovresti avere) un’età in cui sei cosciente di quello che fai. Insomma, è decisamente più importante la prima volta che hai camminato o che hai parlato, ma non te lo ricordi, eppure per i tuoi genitori sarà un momento indelebile. Invece la prima volta che fai l’amore con qualcuno lo decidi. Lo scegli. È la prima volta che decidi di donare qualcosa di te a qualcuno. E sarà solo e per sempre di quel qualcuno.

Sono importante anche, ad esempio, il primo giorno di scuola o di lavoro. Ma io preferisco di gran lunga le prime volte “emotive”. Perchè quest’ultime diventano sempre più rare crescendo.

Mi piace vivere prime volte, ma io, preferisco essere la prima volta di qualcuno. Mi fa sentire speciale. Mi piace diventare parte della storia di un essere umano. È una sorta di egocentrismo, o forse più probabilmente, una scappatella per sopperire al senso di abbandono. Se sarò la prima volta per qualcuno non mi dimenticherà mai. Però è così, io porto con me tutte le persone con cui ho avuto prime volte e anche se molte non so che fine abbiano fatto, mi piace pensare di essere nel cassetto dei ricordi legata alle prime volte che ho regalato.

Poi ci sono le prime volte personali, quelle che non saranno mai di nessuno, ma solo tue. La prima volta che hai visto un quadro di cui ti innamori, la prima volta che hai fatto l’amore con te stessa, la prima volta che ti è battuto il cuore per qualcuno, la prima volta che hai superato un ostacolo e sei stata fiera di te.

Le prime volte sono belle. E più diventano rare più diventano importanti. Perchè quando sarai adulto chi riuscirà a regalarti una prima volta, automaticamente meriterà attenzione.

E allora, adesso, giochiamo, facciamoci questa domanda: quand’è l’ultima volta che hai fatto o provato qualcosa per la prima volta?

Che tragedia!

Mi trovavo fuori città per un viaggio culturale, decisi di andare a vedere le tragedie greche a Siracusa. Organizzai il mio viaggio con un amico, prenotai i biglietti molto prima. Arrivammo accolti dal sole siciliano, dal blu cobalto e dall’odore di sole e mare. Una capatina al mare e la sera il teatro ci accolse, come un ospite perfetto, proprio alla maniera dei greci. Trovammo i nostri ottimi posti, ci sedemmo. Due chiacchiere e quasi a ridosso dell’inizio dello spettacolo i due posti accanto a me erano vuoti. Eccoli arrivare i due ritarda… “Ah peró” Pensai. Lui era bellissimo, alto, spalle larghe, occhi verdi, capelli rasati, mani enormi. Alla faccia del siciliano. Lei al suo seguito era carina, ma non bella, tanto era fatta a bambolina. Riccioloni sulle spalle occhialoni grande e vestitino a ruota rosa. Appena seduto Lui si giró verso di me sorridendomi, poi una gag con un vecchietto che poco ci manca mi casca addosso, poi a metà spettacolo lui si commosse, si giró e mi guardó cercando tenerezza.

La tua fidanzata è di là tesoro. O forse è tua sorella? Si, magari è la sorella. Del resto anche io sono qui con il mio amico. Non può essere anche lei un’amica? No è la sorella. Sicuro.

Nel dubbio rimasi nel mio angolo di mondo, nel mio piccolo posto G88, stando bene attenta a non toccare il suo ginocchio. Finita la tragedia mi salutó e io e il mio amico andammo in centro, per una passeggiata. Chi ti incontro a metà del lungomare?! Lui che mi sorride. Ricambio, ci incrociamo e fine della storia.

Dopo un’oretta decidemmo di andarci a bere una birra in un locale. Seduto al tavolo accanto Lui, che per tutta la sera mai mi levó gli occhi di dosso. Sguardi incrociati, sorrisi accennati, poi lui andó. Chiese alle persone con lui di aspettarlo un attimo, andó in bagno e tornó furtivo vicino al mio tavolo, dove di nascosto lasció un fazzoletto con su scritto il suo numero e un “se vuoi domani mattina chiamami”.

Ovviamente lo chiamai. Non prima di aver fantasticato su questo incontro ricco di karma e destino e perchè no, pure una mano divina.

“Il numero da lei chiamato è inesistente”

No aspè lo rifaccio.

“Il numero da lei chiamato è inesistente”

No, ma davvero? Spè di nuovo.

“Il numero da lei chiamato é inesistente”

Non lo rividi mai più. Mannaggia a lui.