Ottobre 20

Settembre con i suoi caotici venti, la sua mano severa, ma giusta, il dolore negli occhi, mi fissa in un silenzioso saluto. Indossa il borsalino per lasciare spazio al mio adorato Ottobre. Sicuramente arriverà, a momenti. Lo so per via del colore della montagna, che piano piano si tinge di autunno. E io lo aspetto, mi sistemo davanti allo specchio, con la mano liscio i capelli, l’abito a fiori pulito e profumato, provo il mio sorriso migliore. D’improvviso il campanello, non lascio staccare il dito dal bottone che già ho aperto la porta, come una ragazzina innamorata aspetta il ragazzino dei suoi sogni. Ottobre è lì, con il suo meraviglioso sorriso, la giacca marrone, l’adorabile maglione rosso e una sciarpina gialla, che tira vento. Ottobre è lì e io lo abbraccio. Lo abbraccio forte. Lui mi stringe, mi guarda negli occhi “ho un sacco di regali, per il tuo compleanno, ci penso io a te. Adesso riposa, che è stata tosta, questa estate.” e mi abbraccia nuovamente, facendomi fare una piroetta, con quel sorriso sornione che adoro.
Oh, si. Ottobre, tu sei proprio il mio mese preferito: non deludermi, ti prego.

Settembre 2019

Agosto malinconico, si gira, sulla porta, come a volermi dire qualcosa.

Mi guarda solamente, lo fa in silenzio.

Ma io in quello sguardo rivivo emozioni, dolcezze, shottini e abbracci.

“Agosto se ne è andato, biondina, ito.”

La voce di Settembre è sempre maliziosa, colta, profonda, ma sempre abbastanza ambigua da renderlo affascinante. Settembre lo sa che non è tra i miei mesi preferiti, ma quest’anno ha un piglio che non ho mai visto in lui. Saranno le bretelle, i piedi scalzi o quell’aria leggera. “Soffierà il mio vento, sarai regina della montagna”. Forse Settembre è sbronzo, penso.

Mi tende la mano, io incerta la afferro e mi porta al mare. Seduta sugli scogli, chiudo gli occhi, ascolto le onde infrangersi, baciata dalla luna, li riapro solo quando mi sento sussurrare da dietro l’orecchio: “Goditi, biondina”, sento nascere un sorriso, mentre un brivido mi arriva alla testa.

Sì, mio caro Settembre, lo farò.

C’è nessuno?

Ho scoperto da poco che esiste un atteggiamento che è quello di parlare con qualcuno, scambiarsi il numero, i contatti social, seguirsi, flirtare, iniziare a straparlare di qualcosa di molto simile ai sentimenti, fare sesso (altalenante, a tratti decisamente scarso, a tratti buono, ma comunque estremamente egoista-sì nel senso che una delle due parti non gode-), continuare successivamente a straparlare scomodando ancora emozioni e sentimenti e poi, di punto in bianco: SPARIRE.

Ora: ho scoperto che tutto questo nell’era difficile che stiamo vivendo è diventato un FENOMENO e questo FENOMENO prende il nome di “Ghosting”.

Il Ghosting è quel… FENOMENO che affligge una fascia d’età importante, pare che le persone che applicano il Ghosting abbiano problemi da ricercare in terapia, come abbandoni genitoriali e quindi non riescano ad assumersi la responsabilità di vedere soffrire qualcuno a causa loro e quindi, coscienziosamente, scelgono di fare come Dracula: puff e volare via. Pare che in qualche modo sia sempre esistito, ma che nell’era social-on line-visualizzo-e-non-rispondo sia amplificato.

Pare anche che le vittime di Ghosting, il…FENOMENO del Ghosting, ci rimangano sotto parecchio, non riuscendo a capire come mai il giorno prima andasse tutto bene e il giorno dopo l’altra parte sia sparita. E pare che sia una violenza psicologica importante da superare, molto più che un “no, guarda, finiamola qui perchè -segue motivo qualsiasi-“. Pare che ci siano persone che proprio non si danno pace per essere vittime di questo…. FENOMENO.

Dunque.

Mi sento sinceramente di rimanere profondamente basita davanti a tutto questo. Ma davvero viviamo in un’era dove una roba così viene definita un FENOMENO SOCIALE? Fatemi capire, chiamiamo Ghosting una roba che è mera maleducazione, mera viltà, incapacità totale di comunicare o assumersi le proprie responsabilità?

Ma davvero abbiamo trasformato in un FENOMENO un atteggiamento da stronzi? Davvero dobbiamo dare così tanta importanza da farne uno studio e dare un nome ad un atteggiamento che è semplicemente inqualificabile e maleducato?

Ragazzi miei, mi rendo conto che uno ci possa rimanere male, ma davanti ad una persona che smette di rispondervi senza spiegazioni, dall’oggi al domani, dovreste provare a capire che il problema non siete voi, ma che chi lo fa è una persona incapace di ESSERE UMANO. Restiamo umani, perchè questo ci rimane. E se qualcuno si permette di prendere i sentimenti altrui, ballarci sopra, per poi sparire nel nulla, beh, questo non è essere umani. E probabilmente, invece di farvi un torto, vi è stato fatto un gran favore, immaginatevi le beghe, se questo tipo di partner non fosse sparito.

“Non si videro nè sentirono mai più”. Probabilmente stavolta v’ha detto culo.

Le quattro stagioni

Erano lì, separati da un angolo di muro, lui nel locale di rito, lei nel suo. Li divideva un angolo. Un angolo soltanto. Si erano incrociati, ma non se ne erano nemmeno accorti. Mentre lei percorreva la strada principale, lui le veniva incontro, salutando questo e quello. Lei assorta al suo telefono gli è passata accanto, per girare l’angolo pochi metri dopo.

Si conobbero per caso, una notte di luna piena, si parlarono per gioco, cercavano la stessa cosa e la trovarono. Si innamorarono semplicemente, la prima volta che fecero l’amore si sentirono dentro un film romantico. Uscirono insieme verso nottate piene di magia, la loro cittá divenne Parigi, nonostante Parigi non fosse. Camminarono mano nella mano nelle sere d’estate. Abbracciati, invece, sotto la pioggia autunnale. L’inverno regaló loro un albero di Natale, un bel camino accesso, con la fiamma alta che bruciava, come loro; i film che lei amava, guardati abbracciati stretti sul divano. Il whisky che amava lui, bevuto a tarda notte, con la brace silenziosa che scoppiettava piano fino a spegnersi. Ma loro parlavano, ridevano, costruivano i loro riti, a volte fino all’alba. In primavera piantarono i loro fiori, potarono i vecchi. Si scaldavano al primo solicino, lei metteva il maglioncino all’imbrunire, lui si avvicinava e la scaldava nel suo abbraccio, che a lei sembrava tutto il mondo che desiderava. L’estate arrivó torrida, gli abbracci divennero fastidiosamente umidi e sudati, brució i loro fiori. Ridere sembró improvvisamente difficile, forse impossibile. Le loro strade, nell’estate che bruciava, si separono.

In quella sera di settembre, di nuovo mite, loro erano lì, separati da un angolo di muro. Divisi da un angolo. Di tutte le stagioni vissute non c’era più niente. Si erano sfiorati, non si erano visti. Così vicini, ma ormai così lontani.

Non si sarebbero visti mai più. Separati da quell’angolo di muro, che in realtà era diventata una fortezza inespugnabile.

Ottobre❤️

Settembre gentile e profumato indossa il borsalino per lasciare spazio al mio adorato Ottobre. Sicuramente arriverà, a momenti. Lo so per via del colore della montagna, che piano piano si tinge di autunno. E io lo aspetto, mi sistemo bene davanti allo specchio, i capelli ben pettinati, l’abito blu pulito e profumato. Suona alla porta, non lascio staccare il dito dal campanello che giá ho aperto la porta, come una ragazzina innamorata aspetta il ragazzino dei suoi sogni. Ottobre è lì, con il suo meraviglioso sorriso, la giacca marrone, l’adorabile maglione rosso e una sciarpina gialla, che tira vento e in questa stagione il mal di gola è in agguato. Ottobre è lì e io lo abbraccio. Lo abbraccio forte. Lui mi stringe, mi guarda negli occhi “ho un sacco di regali, per il tuo compleanno, ci penso io a te.” e mi riabbraccia nuovamente, facendomi fare una piroetta.

In sottofondo una canzone di Capossela.

Oh, si. Ottobre, tu sei proprio il mio preferito.

Settembre 2.0

Agosto pieno di mare, di grotte, di mostri malvagi e di eroi buoni chiude i battenti, lasciandomi tra le braccia di Settembre, dolce come i fichi e fresco come l’autunno.

Settembre mi carica di lavoro, di cose da fare, ma sa compensare con regali inaspettati e abbracci sicuri. Settembre, con la sua camicia rossa e blu mi sorride, mentre riempie la mia casa di persone nuove e belle, di calore, di persone collaudate e di serenità. Mentre io non me ne accorgo, come un carpentiere, butta le basi per il nuovo autunno.

Così mi affaccio alla finestra aspettando che la montagna diventi rossa e gialla, il gatto mi passa sotto il mento sul davanzale, l’aria è fresca.

Com’è buono il profumo dell’autunno.

L’inverno è arrivato

Durammo il tempo di una stagione. Un autunno bellissimo pieno di cose meravigliose. Durammo il tempo di una stagione anche se il tempo sembró fermarsi, qualche volta, sdraiati nel letto per 48 ore, senza che l’uno volesse lasciare l’altra. Festeggiammo il suo compleanno con una torta che mai si consuma e lo portai persino a Parigi, al Mouline Rouge, ma tra le nostre lenzuola. Lui invece mi portó indietro nel tempo, con un uomo a cavallo che correva e navigava e io contenta e felice avevo tutto quello che volevo. Lui lo sapeva, lo vedeva e si sentiva un re, uomo accanto ad una donna.

Durammo il tempo di una stagione, una stagione in cui sperimentammo un sacco di cucine perchè ci divertiva ed era una cosa nostra. Mi fece un nido, dove io mi sentivo in pace. Non mi spaventava mai, nonostante di tanto in tanto un temporale affligesse i suoi pensieri, ma mai, mai, i suoi lampi e i suoi tuoni mi spaventarono. E questo lo rasserenava, lo vedevo il sole tornare. Condivideva i suoi cieli e io i miei, per farlo sentire più a casa, più vicino, quando era lontano e perso. Costruí una casa tutta nostra, solo per noi, viola e piena di palloncini, perchè sapeva che mi mettevano gioia. Mi teneva al sicuro, al sicuro anche da sè, ma io non capivo perchè. Le cose belle si sa, durano il tempo di una stagione e come spesso (mi) accade quando si sale così in alto bisogna voler volare e lui non volle. Non volle salire di più. E io sono una che porta parecchio su nel cielo, diceva. Soffriva di vertigini pare e la mia mano non la volle più afferrare, seppur ci pensasse constantemente, seppur in fondo al cuore volesse me. Cominció, mattoncino lego dopo mattoncino lego a fare un muro bellissimo e coloratissimo, che nemmeno mi pareva un muro vero, divertente e allegro, ma sempre un muro era. E noi non eravamo più alla fine degli anni 80, dove i muri venivano buttati giu. Noi eravamo alla fine degli anni 10 dei 2000, dove muri ne mettevamo ovunque, ad ogni confine.

Fu così che arrivó il solstizio d’inverno e quella luna lo portó via.

Non lo vidi mai più ma resta il fatto che fu una stagione bellissima.

Ottobre

Settembre si è rivelato, con quel suo fare rassicurante, con quel suo sguardo sedante, un ottimo alleato, portando con sé calore al cuore, prove da superare, alcune domande e molte risposte.

E mentre guardo fuori dalla finestra l’autunno colorare la montagna, ascoltando la pioggia battente, nel riflesso del vetro vedo la sua sagoma. Il mio Ottobre se ne sta lì, in piedi, con un maglione rosso, l’ombrello giallo in una mano e un pacchetto regalo nell’altra. Mi giro, corro da lui e buttandogli le braccia al collo gli sussuro quanto mi è mancato.  Adesso tutto, ma proprio tutto sembra essere più leggero. Quanto lo amo Ottobre! Lo prendo per mano e lo trascino in cucina emozionata, per la prima tisana della stagione. Mi guarda con gli occhi innamorati e mi porge il regalo. “Buon compleanno, bionda“.

Sorrido con il sorriso più spontaneo che ho e il cuore che batte forte forte. “L’ho visto e ho pensato a te” ammicca.

Come si fa a non amare Ottobre?