Blu

Abbracciata dal buio, stretta nel piumone, sfoglio con le dita i miei pensieri.

Distratta dal tuo sonno, dal respiro profondo di chi sogna, discorro la giornata in ogni sua forma. Conosco questi sintomi, voli pindarici di pensieri. Spio il sonno dei cani, questa volta.

Sintomi di lieve ansia forse insonnia che fa capolino dall’oscurità e che cerco di respingere giù.

Il buio mi accarezza e io tocco ancora con le dita ogni singolo pensiero.

Canticchio silenziosamente una canzone. Pioggia battente. Chiudo questa giornata. Bastasse chiudere gli occhi. Presto o tardi sará domani.

Dicembre 2.0

Novembre è partito, ha messo in fila le carte per il suo collega Dicembre, che non tarda a battermi la mano sulla spalla. Dicembre è stato sempre “quello del Natale”. Quello del Grinch, quello di Scrooge.

Quest’anno Dicembre sorride. Quest’anno Dicembre, non spaventa, non angoscia, non ha più quel potere di farmi sentire sola. Ho costruito. Ho costruito cose buone e ho distrutto. Ho distrutto senza pietà ció che andava inesorabilmente distrutto. Mi sono circondata di bene. Ho scelto per me il meglio. Ho escluso ció che era tossico. Mi sono riedificata. Il benessere, è vero, non è altro che la volontà stessa di voler star bene, partendo da se stessi, destrutturandosi con dolore e fatica.

E l’albero di Natale, improvvisamente, non è più un nemico.

Agosto 2.0

Luglio si congeda con un sorriso di tenerezza, un abbraccio che viene da lontano. Luglio è stato molto buono con me, mi ha protetta, mi ha addolcita e mi ha rasserenata. Adesso lascia spazio ad Agosto, che un po' mi spaventa, che un po' mi preoccupa, anche se continuo a ripetermi che andrà tutto bene, anche se non posso proprio saperlo. Agosto, con il suo cappello di paglia, é allegro, vacanziero, pronto con la maschera da snorkeling. Sono diversi anni che Agosto non è più quello di quando ero ragazzina. Gli sorrido, nonostante ancora io non sappia se potermi fidare. Lo faró lentamente, giorno dopo giorno, con un po'di attenzione in più. Intanto, comunque, al mare ci vado, mi butteró e nuoteró. Alla fine si vedrà.

La nave fantasma 

Ci sono quei periodi dove non hai voglia realmente di una storia, ma allo stesso tempo non credi nei trombamici, ma uno che ti piace c’è. Immaginiamo la situazione idilliaca, che l’altro si trovi nel medesimo mood.

Ecco. Oltre a rivoltarsi nelle lenzuola (e dove più vi ispira) come ricci, cos’altro si può fare? Riflettevo sulle categorie di cose che rendono una frequentazione più virata alla relazione invece che alla semplice conoscenza.

Insomma, la cena è evidentemente una cosa impegnativa, una cosa che ci va un po’ stretta, che un pochino mette il cappio al collo. Si va a cena insieme quando due hanno mire coppiesche, non di conoscenza mera e semplice. Dividere un pasto è una roba intima. Intima ma condivisa con gli altri. Perché sei allo scoperto. Diversamente potrebbe essere dormire insieme. Sicuramente la cosa più intima mai inventata, ma se la relazione sessuale va avanti  reiteratamente potrebbe essere una prolunga per poi rifare sesso nuovamente. Io sono una fautrice del dopo ognuno a casa sua, ho chiuso inizi di frequentazioni a causa di uomini già pronti con lo spazzolino la prima sera. Ma diciamo che se due prendono una buona intimità, perché no?

Assolutamente niente smancerie in pubblico, questo va diretto sotto la categoria “relazione”. Ci si dovesse incontrare casualmente nei soliti posti, saluti, baci, tre chiacchiere. Poi ognuno alla sua serata. Questo tra l’altro gonfia a dismisura la libido perché a fine serata niente vi vieta di trovarvi da qualche parte e scopare come conigli, dopo esservi mandati segnali in incognito, dipende sempre dal grado di complicità tra le parti.

Mostre ed eventi culturali: dipende. Dipende da quanta gente conoscete che frequenta musei. Se si ha poca possibilità di incontrare persone allora perché no?  Il cinema lo immagino già più impegnativo.

Ed eccoci all’essenza della questione: la frequentazione virata al semplice stare bene, senza secondi fini, solo per allegria e senza pensieri deve necessariamente essere tenuta all’oscuro. Deve essere assolutamente protetta da sguardi esterni, social e chiacchiericci. Questo passaggio è F-O-N-D-A-M-E-N-T-A-L-E. Due individui che non hanno voglia di finalità coppiesche non vogliono domande. Nè fatte per sé, né tanto meno fatte dagli altri. Riuscire a mantenere proprio quell’angolo di spensieratezza umana risulta la carta vincente per far sì che la cosa vada avanti. Inevitabilmente questo sotterfugio bianco aumenterà il desiderio rendendo tutto un gioco divertente, allegro e leggero. Giocare è così sottovalutato in questi ultimi anni, è tutto sempre così serio e grave. Ma giocare con la libido è gioia pura. Credetemi. Come lasciarsi andare a un sano, intenso, violento orgasmo mentre stai scriv

La prima volta

Adoro le prime volte. Le prime volte sono esplosioni di gioia. Le prime  volte sono quelle esperienze che fai una sola volta nella vita e naturalmente la persona con cui le condividi o il momento in cui le fai rimarrano indelebili per sempre. POTENTE.

Un’altra specialità delle prime volte è che crescendo diventano rare.

La prima volta per antonomasia ovviamente è quella sessuale. Ma non penso sia per una questione etica. Penso piuttosto che sia perchè hai (o almeno dovresti avere) un’età in cui sei cosciente di quello che fai. Insomma, è decisamente più importante la prima volta che hai camminato o che hai parlato, ma non te lo ricordi, eppure per i tuoi genitori sarà un momento indelebile. Invece la prima volta che fai l’amore con qualcuno lo decidi. Lo scegli. È la prima volta che decidi di donare qualcosa di te a qualcuno. E sarà solo e per sempre di quel qualcuno.

Sono importante anche, ad esempio, il primo giorno di scuola o di lavoro. Ma io preferisco di gran lunga le prime volte “emotive”. Perchè quest’ultime diventano sempre più rare crescendo.

Mi piace vivere prime volte, ma io, preferisco essere la prima volta di qualcuno. Mi fa sentire speciale. Mi piace diventare parte della storia di un essere umano. È una sorta di egocentrismo, o forse più probabilmente, una scappatella per sopperire al senso di abbandono. Se sarò la prima volta per qualcuno non mi dimenticherà mai. Però è così, io porto con me tutte le persone con cui ho avuto prime volte e anche se molte non so che fine abbiano fatto, mi piace pensare di essere nel cassetto dei ricordi legata alle prime volte che ho regalato.

Poi ci sono le prime volte personali, quelle che non saranno mai di nessuno, ma solo tue. La prima volta che hai visto un quadro di cui ti innamori, la prima volta che hai fatto l’amore con te stessa, la prima volta che ti è battuto il cuore per qualcuno, la prima volta che hai superato un ostacolo e sei stata fiera di te.

Le prime volte sono belle. E più diventano rare più diventano importanti. Perchè quando sarai adulto chi riuscirà a regalarti una prima volta, automaticamente meriterà attenzione.

E allora, adesso, giochiamo, facciamoci questa domanda: quand’è l’ultima volta che hai fatto o provato qualcosa per la prima volta?

La parte scoperta

Bisognerebbe essere oneste con se stesse, quando ci rendiamo conto che la persona con cui usciamo non è all’altezza delle nostre aspettative, o più semplicemente, dei nostri bisogni. Magari ne soddisfa alcuni in maniera perfetta, ma la maggior parte rimane scoperta, al freddo, lontana dal camino.

Eppure anche quei bisogni hanno necessità di focolare, di essere scaldati, di essere accolti. È chiaro, non esiste l’altro (o l’altra) perfetta, questo ai trenta si capisce bene, ma se è vero che su alcune cose possiamo fare finta di nulla, su altre dobbiamo necessariamente imporci. Il bisogno di qualcuno vicino non deve fare perdere di vista che chi ci sta accanto deve avere delle qualitá che coprano buona parte dei nostri bisogni. Che non per tutti sono uguali. Per questo è fondamentale conoscersi e stare bene con se stessi. Quando si inizia a stare con qualcuno e si vuole una frequentazione con finalità coppiesche peró non si possono non ascoltare i campanellini d’allarme. Io ogni volta che ho ignorato quel suono fastidioso, dopo mi ci sono trovata incaprettata, ecco. Dobbiamo imparare a rispettarci. E se il cuore o lo stomaco o il cervello suonano un dindindin sarebbe il caso di fermarsi e domandarsi “ma sei proprio sicura che è quello che vuoi?”. È difficile, lo so. Ma non è poi più difficile trovarsi in delle situazioni di disagio e fastidio?

Forse, anche se non va più di moda, si dovrebbe imparare a vivere le cose con la dolcezza della calma, anche se la nostra società ci impone di correre, di definire, di incasellare. Altrimenti come si fa a fare delle fondamenta solide e ben costruite? Forse le cose vissute un po’più lentamente ridurrebbero i non si videro mai più (rendendo questo blog praticamente nullo) ma forse, dico forse, saremmo tutti un po’più tranquilli.

La risposta ovviamente non esiste, almeno tra le mie mani, spero peró che voi che leggete siate un po’più avanti di me in questo percorso di vita.

 

Foto by Claudia Gori