Immobilismo

La staticità è qualcosa che mi ha sempre provocato un certo grado di invidia. L’essere in così perfetto equilibrio con tutte le proprie parti da essere immobile, in quiete, dove niente ti può turbare. Avere la capacità di essere immutabile nonostante forze contrarie.
Sarebbe molto bello essere statici anche nella vita, sarebbe tutto più facile. Qualsiasi cosa accada io mi ritroverò nello stesso posto, con le stesse convinzioni e con gli stessi pensieri di prima, ma sarò lì, statico, fermo. Certo, non metto in dubbio che così facendo smarriremmo il senso della vita, perdendo quei bellissimi colori emozionali che proviamo quando ci relazioniamo con le persone che inevitabilmente ci cambiano, nel bene o nel male. Ma è proprio questo il punto. Il male.
Quanto dobbiamo aspettare che il male ci abbatta, ci affossi, ci spinga sempre di più verso il basso prima di ricevere un feedback? Quando dobbiamo essere statici e fermi aspettando che le forze si plachino e quando invece dobbiamo reagire, prendere coscienza di noi, muoverci e diventare dinamici??
L’emozioni che proviamo sono come i maglioni di lana che indossiamo. Se indossi un maglione che ti piace, comodo, che ti fa stare bene è giusto rimanere immobile. Quando però quel maglione inizia a diventare stretto, scomodo, pungente, beh, è meglio toglierselo senza aspettare che ci procuri un eritema. Il male serve, proprio come serve il bene, ma non deve prendere campo. Non dobbiamo tergiversare aspettando che le cose migliorino. Spogliamoci, buttiamo via i maglioni stretti, strappati, ispidi e prendiamone di nuovi. È molto difficile buttare via un maglione a cui siamo affezionati perché ci ha dato calore quando ne avevamo bisogno, ci ha protetto dalle intemperie del tempo, ci faceva sentire al sicuro.
Ma basta sedersi, prendere un lungo respiro e muoversi.
Tanto, alla fine, siamo i maglioni che indossiamo.